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A proposito del congedo di paternità obbligatorio.

In concomitanza con il nostro IV convegno sul tema delle Pari Opportunità, nel corso del quale abbiamo affrontato l'argomento, anche l'opinione...

In concomitanza con il nostro IV convegno sul tema delle Pari Opportunità, nel corso del quale abbiamo affrontato l’argomento, anche l’opinione pubblica a livello nazionale si è interrogata sul tema del congedo obbligatorio di paternità. Ne hanno dato l’occasione alcune dichiarazioni del presidente dell’INPS Tito Boeri, espresse durante un dibattito sul lavoro femminile.
Non entro nel merito delle considerazioni di carattere politico che ne sono scaturite, perché non mi compete. Desidero però contribuire all’approfondimento della discussione sulla scorta dei dati emersi dalla recentissima indagine statistica (ottobre 2016) che il mio Studio ha commissionato ad Ipsos in occasione del nostro Iv convegno sulle Pari Opportunità. Il titolo dell’indagine è “Lavoro e genitorialità: rispondono i dipendenti delle PMI”.
Fra le domande poste al target di riferimento, ve ne è una di particolare rilevanza rispetto al tema.
Abbiamo chiesto ai rispondenti se siano d’accordo con una legge che renda obbligatorio il congedo di paternità, elevandolo dai due giorni attuali a due settimane retribuite al 100%. Il campione dei rispondenti genitori, uomini e donne (47% e 53%), ha risposto di essere favorevole nel 95% dei casi; i rispondenti non genitori, uomini e donne (50% e 50%) sono favorevoli con una percentuale del 92%.
Andando più in dettaglio, le donne hanno risposto di essere molto favorevoli all’estensione per legge del congedo obbligatorio di paternità nel 62,4% dei casi, dimostrando quindi che apprezzerebbero in modo significativo la presenza a casa del compagno nei primi giorni di vita del neonato; gli uomini si sono dichiarati molto favorevoli in una percentuale superiore alla metà, ovvero nel 52,3% dei casi, dichiarando così la loro intenzione di voler condividere con la compagna i momenti successivi alla nascita dei figli.
Questi dati vanno letti anche alla luce di un’altra domanda sottoposta al campione; abbiamo chiesto ai genitori e ai non genitori che cosa fosse la genitorialità in azienda ed il 54% di entrambi i campioni hanno risposto che si tratta di un evento importante da far vivere ai genitori con serenità.
Nelle PMI lavorano la maggior parte dei dipendenti italiani, donne e uomini, e le loro risposte sono state inequivocabili; perché allora non andare nella direzione da loro auspicata di un maggiore sostegno alla condivisione delle responsabilità genitoriali nell’ambito della coppia?
Il Parlamento Europeo con una Risoluzione del maggio 2015 aveva segnato la strada verso l’introduzione di un congedo di paternità obbligatorio piuttosto ampio. Ha ribadito questa posizione nella Risoluzione del 13 settembre 2016.
Il disegno di legge dell’ottobre 2015 presentato dalla senatrice Valeria Fedeli è un tentativo italiano di andare nella direzione indicata dalle risoluzioni del Parlamento Europeo. Assegnato alla Commissione Lavoro del Senato il 20 novembre 2015, non ne è ancora iniziato l’esame.
Nell’attesa che il Parlamento legiferi, le aziende sensibili al tema del congedo di paternità potranno introdurre trattamenti di miglior favore rispetto alla normativa vigente sia ricorrendo alla contrattazione di secondo livello sia adottando specifiche policy.
Sul punto vi è l’opinione favorevole dei dipendenti delle PMI ai quali abbiamo chiesto se desiderino, in attesa della legge, che le aziende introducano misure migliorative della legislazione esistente ed elevino per policy interna la durata del congedo di paternità retribuito.
La risposta è stata di essere favorevoli nel 95% dei rispondenti genitori e nel 93% dei rispondenti non genitori.