Il Ddl sull'intelligenza artificiale, approvato dal Senato lo scorso 20 marzo, si propone di affiancare l'AI Act europeo, cercando un equilibrio tra...
Il Ddl sull’intelligenza artificiale, approvato dal Senato lo scorso 20 marzo, si propone di affiancare l’AI Act europeo, cercando un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti in Italia. Il provvedimento stabilisce principi generali sulla governance dell’IA, ma solleva anche alcuni interrogativi, come sottolinea il nostro Ugo Ettore Di Stefano ad Economy Magazine.
Quali sono i principali limiti e le risorse del nuovo disegno di legge?
Ugo Di Stefano ha spiegato che “due punti evidenziano la limitata portata innovativa del provvedimento. Innanzitutto, emerge come il provvedimento sia sostanzialmente volto a definire norme di principio a carattere generale, principi già da tempo condivisi, quali la concezione antropocentrica dell’uso dell’AI o le eccezioni per ragioni di sicurezza nazionale (che sempre più saranno centrali in un’Europa che discute di nuovi armamenti e l’AI ne sarà parte essenziale). Anche le norme di settore appaiono poco innovative e per lo più di carattere generale. […] In secondo luogo, le scarse risorse finanziarie investite. […] Un provvedimento, insomma, che non cambierà la legislazione vigente in maniera radicale. E forse è corretto così, perché l’AI è un fenomeno in rapidissima evoluzione e di dimensione globale, non contenibile in un singolo atto normativo nazionale“.
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