Lo scorso giovedì 18 febbraio in occasione della Giornata del Lavoro Agile ho incontrato l’Avv. Giulietta Bergamaschi, partner dello studio legale Lexellent ed esperta in materia di sicurezza del lavoro e pari opportunità, da tempo sostenitrice dello Smart Working. Abbiamo piacevolmente scambiato due chiacchiere a Roma e, come spesso capita nelle mie recenti interviste, questa volta l’abbiamo fatto davanti a un piatto di pollo al curry. Di cosa abbiamo parlato? Un estratto qui sotto:
Il disegno di legge per il Lavoro Agile attualmente in discussione nel Parlamento è un grande passo avanti. Tuttavia ci sono ancora dei lati oscuri. Ad esempio in merito alla copertura assicurativa. Lei cosa ne pensa della normativa proposta? Andremo mai verso una copertura 7 giorni su 7 e h 24?
Sono sempre stata una sostenitrice del Lavoro Agile e per questo non posso che accogliere con favore il disegno di legge proposto dal Governo (all’inizio di febbraio 2016 è stato presentato un altro DDL a firma del Sen. Maurizio Sacconi, a mio parere più vincolante e limitativo di quello proposto dal Governo e rispetto al quale nutro qualche perplessità). Il DDL governativo dispone che il lavoratore in modalità di Lavoro Agile abbia diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali per rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali. Il DDL non indica come in concreto questo diritto verrà attuato per cui sarà necessario un coordinamento normativo. La copertura assicurativa è altresì garantita per il percorso da casa e viceversa rispetto al luogo prescelto per la prestazione dell’attività lavorativa, tenuto conto del contemperamento fra le esigenze connesse alla prestazione di lavoro, la conciliazione fra le esigenze di vita e lavorative del lavoratore agile e il generale principio della ragionevolezza. Allo stato, la copertura 7 giorni su 7 e h 24 si scontra con l’obbligo di rispettare, ai sensi dell’art. 13 comma 2 lett. a) del DDL, l’orario di lavoro giornaliero e settimanale, come da legge e da CCNL applicabile. Tuttavia, non possiamo escludere futuri adeguamenti legislativi anche in tema di orario di lavoro.
Alcune aziende e (ahimè) i sindacati sono spaventati, perché più che considerare i reali benefici, si soffermano sulle paure di non controllare tale fenomeno. Ma lo Smart Working comporta una revisione dell’organizzazione e l’abbandono del controllo a favore dell’instaurazione di un rapporto fiduciario tra manager e team. Inoltre stanno cambiando i nostri stili di vita e spesso la Legge poco si adatta ai nuovi contesti socioculturali. Come il Legislatore può facilitare questo percorso e la diffusione “sana” dello Smart Working?
Da un po’ di anni a questa parte, il Legislatore del lavoro si trova a rincorrere i cambiamenti socioculturali o alternativamente a recepire consolidati orientamenti giurisprudenziali. I cambiamenti socioculturali più innovativi vengono perseguiti solo da alcune imprese, a prescindere dal contesto normativo; molte altre realtà imprenditoriali hanno bisogno di muoversi nell’ambito di una cornice legislativa che indichi loro il percorso da seguire; in questo senso, la legislazione sul Lavoro Agile potrà indicare la strada a aziende e lavoratori che, disposti a mettersi in gioco, non amano muoversi in autonomia, ma necessitano di una legislazione “smart” per avviare la sperimentazione.
Non capita spesso di confrontarsi sul tema dello Smart Working con professionisti del mondo legale. Qual è il principale limite? Troppa innovazione (spesso limitata da pratiche obsolete) oppure scarsa voglia di cambiare? Crede che lo Smart Working possa attuarsi all’interno delle realtà come le vostre?
L’idea è che il mondo legale sia rigido e restio al cambiamento, ma non è del tutto vero. Effettivamente Lexellent ha aperto le porte a politiche di conciliazione vita-lavoro proprio mediante l’implementazione di un progetto di lavoro agile, disponibile per uomini e donne, per garantire maggiore benessere e quindi un livello di soddisfazione personale superiore per tutti. Per portare a termine questo progetto, avviato in concomitanza con Expo, abbiamo presentato ai nostri collaboratori una serie di soluzioni in co-working per facilitare le opportunità di contatto e ottimizzare i tempi di spostamento in città. È mia opinione che la professione forense possa essere facilitata dal lavoro agile, anche perché tutti i limiti insiti nel rapporto di lavoro subordinato sono nel nostro caso facilmente superabili. Essere innovativi è importante per lavorare meglio, ma anche per essere di esempio: uno studio che consiglia ad un cliente una soluzione che ha sperimentato anche al proprio interno ha un vantaggio in termini di credibilità.