La discriminazione palla al piede della ripresa.
Le politiche europee ci sarebbero, ma la scarsa cultura della diversità nei luoghi di lavoro rimane un problema grave.
I risultati presentati a Milano in un convegno promosso da Lexellent.
Milano, 4 Novembre 2013 _ La discriminazione non è solo un comportamento negativo che pregiudica lo svolgimento dei rapporti di lavoro, ma anche una delle cause della mancata ripresa economica. Diversi esponenti del mondo accademico e aziendale si sono confrontati e hanno offerto il loro contributo nel corso del convegno organizzato da Lexellent, in collaborazione con L’Impresa.
I dati statistici commentati dall’Avv. Bergamaschi, partner dello studio Lexellent specializzato in diritto del lavoro, nel corso del suo intervento parlano chiaro: a fronte di una situazione di crisi che negli ultimi anni ha interessato il mercato economico europeo, il tasso di occupazione femminile è aumentato, seppur non sensibilmente, in Italia, Francia, Germania, Olanda e Regno Unito, mentre quello maschile è diminuito in Francia, Olanda, Spagna e in Italia, addirittura, si è contratto di oltre tre punti percentuali.
Il positivo andamento occupazionale femminile, in controtendenza rispetto alla situazione del mercato del lavoro nel suo complesso, è anche il frutto del nuovo diritto antidiscriminatorio, scaturente dalle direttive comunitarie del 2000.[one_half]
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L’Avv. Bergamaschi ha, inoltre, notato come «La legge Fornero del 2012 prescinde dall’applicazione dei due riti antidiscriminatori speciali (codice delle pari opportunità del 2006 e rito sommario di cognizione per le controversie in materia di discriminazione del 2011, che consentono al lavoratore di ricorrere contro l’atto secondo lui discriminatorio usufruendo dell’onere della prova attenuato) e applica le regole generali in materia di onere probatorio».
Secondo Sergio Barozzi, altro partner dello studio Lexellent e ideatore del convegno, che ha chiuso i lavori «La discussione di questa mattina non ha avuto solo l’effetto di rilanciare il dibattito su un tema sempre più rilevante nei tribunali, ma anche quello di dare un contributo al possibile rilancio dell’economia italiana, formando cultura su un tema che richiede sempre più attenzione. La situazione generale appare disastrosa, ma non mancano esempi di buone pratiche aziendali che dimostrano come si possa operare per l’integrazione e la valorizzazione delle diversità nelle imprese anche in assenza di leggi e orientamenti pubblici specifici. Siamo lontani dagli obiettivi di un superamento della discriminazione nei luoghi di lavoro, ma un meccanismo si è messo in moto. Credo che solo accelerando in questa direzione potremo superare alcuni dei gap che oggi relegano l’Italia alle ultime posizioni fra i paesi OCSE per parità di genere… ».
Nel corso del dibattito sono emersi spunti molto interessanti offerti da alcune esperienze aziendali, tra le quali, ad esempio, quella di una azienda in cui i dirigenti hanno tra i loro obiettivi quello di incrementare la forza lavoro femminile, a fronte di incentivi economici. Un’altra realtà aziendale ha testimoniato di concedere congedi anche ai dipendenti conviventi more uxorio omossessuali.
Queste prassi aziendali dimostrano l’esistenza di aziende all’avanguardia dal punto di vista dell’applicazione del diritto antidiscriminatorio, andando anche ben oltre a quanto previsto dal legislatore nazionale e dalle disposizioni della contrattazione collettiva.
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